Con la fantasia accesa nel parco – Luca “C” Matteazzi

Un giorno ricevo una mail. Poche righe, scritte in modo garbato, con un invito finale: “… se ritiene possibile un incontro, la prego di dirmi come fare. Grazie”. In calce Luca C Matteazzi.

L'arrivo a Vicenza - Luca C Matteazzi e il Mecenate d'Anime (ph. by Alfredo Montresor)

Visito il sito che è segnalato nella mail www.luca3c.it dopodiché lo chiamo. Lo chiamo perché in quelle poche parole aveva racchiuso un po’ tutto il senso de Il Mecenate d’Anime. Dare visibilità a persone “normali”, che hanno qualcosa da dire, ma che non trovano l’adeguato spazio nell’informazione tradizionale.

Dopo una decina di giorni ci vediamo.

Siamo a Vicenza, nel parco antistante la stazione. E’ un lunedì di metà ottobre. Una natura amica fa esplodere i perfetti colori d’autunno. Lontane sono le avvisaglie di quello che sarebbe successo da lì a qualche settimana in quelle zone per la pioggia.

Una passeggiata per il parco, prima di sederci a prendere un caffè in un bar. Dopodiché Luca inizia a raccontarmi la sua storia. “Il tutto ebbe inizio durante un carnevale a Venezia” mi dice. “Eravamo circa a metà degli anni ’80, io e un amico avevamo realizzato dei costumi per quell’evento. Tutto è partito da lì!”.

Gli si illuminano gli occhi, mentre ripercorre con la memoria quei momenti. Con una gesticolazione armoniosa, ricostruisce nell’aria, la forma di quegli abiti.

Erano costumi particolari, che non lasciavano intravedere chi c’era sotto e l’emozione più grande, dopo averne indossato uno, è stata quella di vedere lo stupore della gente di fronte a quelle realizzazioni… io vedevo la gioia negli occhi delle persone che incontravamo, senza essere visto!”.

Per Luca poi il passo è stato naturale. Oltre a continuare a fare costumi per il carnevale di Venezia, inizia a realizzare scene e costumi per laboratori teatrali. Collabora attivamente con scuole e compagnie teatrali. Riceve significativi riconoscimenti in ambito nazionale ed internazionale, ma soprattutto alimenta in modo perpetuo la sua creatività.

DOGVILLE (ferro, legno, carta, plastica)

Ed è questo aspetto di Luca C Matteazzi, che è catalizzante. Praticamente non pone limiti al suo pensiero creativo. Le modalità attraverso le quali esprime i propri pensieri, i propri sentimenti, cambiano. Si alternano. Si modificano. L’unica cosa che rimane inalterata è la sua curiosità. La sua voglia d’inventare.

Parla entusiastico quando racconta del suo avvicinarsi alla fotografia. “E’ stato forse il mio primo lavoro, ma non lo consideravo come tale. Ricercavo, sperimentavo… mi tenevo aggiornato… guardavo cosa facessero i grandi fotografi, non per copiarli, ma per vedere se si poteva fare qualcosa di nuovo…”.

Poi invece mi parla dell’utilizzo dei materiali, di cosa si possa realizzare attraverso la combinazione di carta, ferro, legno e plastica. E mi racconta sempre con la sua verve descrittiva di borse, bracciali, collane ed orecchini. Dalle sue parole escono colori, forme, intuizioni.

SOLE (ferro, legno, carta, plastica, vernice)

Ma l’eclettismo di Luca non finisce qui. Ho un flash. Ricordo di aver visto sul suo sito delle panchine alquanto originali. Chiedo informazioni in merito e mi si apre un ulteriore mondo. “Stai facendo riferimento alla Panchina d’Artista! E’ un’idea, un progetto, che sto portando avanti insieme all’Associazione Amici dei Parchi e Il Giornale di Vicenza. Da una prima realizzazione che ho fatto io, abbiamo pensato poi di costituire un concorso. Abbiamo ricevuto proposte da tutta Italia… tutte di elevata qualità. L’idea è quella di realizzare una serie di progetti per il pubblico, dove i cittadini possano intervenire concretamente sugli spazi della città”.

Ancora una volta Luca riesce a stupirmi. Non solo perché dimostra di avere delle innate doti creative, ma anche perché pensa a delle cose che prevedano il coinvolgimento delle persone. Una forma d’arte “interattiva”.

Luca C Matteazzi mentre descrive il suo modo di fare arte (ph. by Alfredo Montresor)

Poi guardando il parco e indicando il prato verde mi dice: “… mi dispiace tu non abbia visto le installazioni che ho realizzato in collaborazione con Michela Gruppach per il giardino del Teatro Olimpico o quelle per l’Aiuola 2010 a Villa da Schio in fiore… natura ed arte messe insieme!”.

In questo tourbillon di progetti, non mi rimane che chiedergli su cosa sta lavorando o ancor meglio su cosa gli piacerebbe confrontarsi. E naturalmente anche qui la risposta non poteva essere scontata.

Sicuramente voglio continuare sia sul discorso installazioni sia sulla realizzazioni di pezzi d’arredamento. Non voglio tralasciare le collaborazioni per l’allestimento di mostre però… c’è una cosa che ultimamente è presente nei miei pensieri… vorrei realizzare un flash mob… sì proprio così un flash mob, togliendone quella impropria funzione di promozione che ne ha fatto il marketing, ma elevandone le sue potenzialità di espressione artistica collaborativa”.

Dopo questa risposta non posso trattenere la gioia per aver accettato l’invito di Luca ad incontrarlo oggi. Ho avuto il piacere di conoscere una persona che trasforma le emozioni in arte. Arte intesa nel senso più ampio del termine, senza porre limitazioni strutturali alla fantasia.

Saluto Luca C Matteazzi (alla fine non gli ho chiesto cosa sta per quella “C” tra il nome e cognome, buon motivo per rincontrarlo) e faccio a ritroso il pezzo di parco che avevo fatto con lui inizialmente.

Mentre cammino mi sembra di scorgere le panchine d’artista delle quali mi raccontava. Tra i fiori colgo anche qualche installazione realizzata da Luca. Stanchezza? Suggestione? No, è solo fantasia. Quella che Luca è riuscito ad accendere in me.

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