Come realizzare i sogni di uno sportivo – Marco Galiazzo

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I piedi sono ben ancorati a terra. Appaiono come radici di una grande quercia. Il perfetto equilibrio, quello da tutti ricercato, ma da pochi raggiunto. Le dita della mano sembrano una pinza di precisione. I muscoli delle braccia prendono forma in fase di trazione, mentre spalle, schiena e addominali assumono le sembianze statuarie di un’opera greca. In tutto ciò il respiro è fluido e la mente si svuota di ogni pensiero per concentrarsi su un unico obiettivo. Quel numero 10, racchiuso in un diametro di pochi centimetri e distante settanta metri. La freccia parte. Il bersaglio è colpito. E’ oro olimpico e a salire sul gradino più alto del podio di una calda Atene del 2004 è proprio lui, il poco più che ventenne Marco Galiazzo. Un risultato sul quale in pochi avrebbero scommesso, se non quelli che quel ragazzo lo hanno visto crescere con l’arco in mano e fin da subito hanno capito il talento presente in lui. Un risultato che ha segnato il coronamento di grandi prestazioni passate, ma che allo stesso tempo gli ha aperto le porte a nuove sfide sportive, dove ad oggi è tuttora protagonista.

Marco Galiazzo - Olimpiadi di Atene 2004 - Medaglia d'oro

E pensare che tutto è iniziato con un regalo. Lui bambino riceve dagli zii un arco. Pochi tiri e amore a prima vista. L’immediata ricerca di una società sportiva. L’incontro con gli Arcieri Padovani. Le prime lezioni e l’immediata consapevolezza che è lo sport adatto a lui. “Mi sono subito reso conto che era uno sport nel quale devi contare solo su te stesso e il tuo arco. Sfidare se stessi e i propri limiti ti aiuta a conoscerti in profondità. Questo aspetto del tiro con l’arco mi ha subito colpito”, mi racconta Marco parlando delle sensazioni provate la prima volta che ha tirato con l’arco. E’ così che Marco mentre i suoi compagni rincorrono una palla per tirare in porta, cosa che comunque anche lui ha fatto, mira il 10 del bersaglio. “L’ambiente che ho trovato nella società era ottimo, ho fatto subito tante amicizie, quindi non ho mai invidiato i compagni di scuola che giocavano a pallone. È vero che il tiro con l’arco è uno sport individuale, ma ci si allena insieme ai compagni di squadra, quindi si è sempre in gruppo. Il calcio è certamente lo sport più conosciuto, ma basta avvicinarsi e provare altre discipline per appassionarsi e praticare un altro sport”, aggiunge sorridendo.

Certamente il luogo dove è nato e cresciuto, quel Ponte San Nicolò, dislocato a sud-est di Padova, lo ha aiutato. Etica, serietà, caparbietà e determinazione. Aspetti di un giovane all’apparenza riservato, ma che gli piace condividere e stare in compagnia. Ma oltre al territorio ci sono anche le persone che lo hanno sostenuto in questo suo percorso di crescita sportiva e umana allo stesso tempo. Come i genitori con i quali nutre un forte legame e che da sempre lo hanno sostenuto in questo suo cammino, tant’è che il padre è pure il suo allenatore.

Marco Galiazzo - Las Vegas 2012

Allenamento, che aggiunto al talento di Marco, diventa l’elemento fondamentale per raggiungere determinati risultati come lui stesso mi racconta: “Sono entrambi importanti, ma se sei predisposto per praticare il tiro con l’arco e non ti alleni non potrai mai raggiungere alcun risultato prestigioso. Ci sono atleti di alto livello che quando hanno cominciato non era fortissimi, ma attraverso tante ore di allenamento e tantissime frecce tirate sono arrivati a gareggiare in ambito internazionale. Nel mio caso l’inclinazione verso questa disciplina ha certamente un peso rilevante, perché ripetere il gesto tecnico del tiro cercando la perfezione dei movimenti mi sembra quasi un gesto naturale, ma se in questi anni non mi fossi allenato intensamente di certo non sarei rimasto protagonista fino ad oggi”.

Marco Galiazzo ORO Atene 2004

Il passaggio da essere bravi a diventare campioni non è facile. Alcune volte nemmeno avviene, però è fondamentale la convinzione. Crederci fino in fondo. Impegnarsi totalmente con la gioia che si sta facendo qualcosa di grande. “Fin da bambino ho ottenuto buoni risultati ed ho proseguito l’attività arcieristica con convinzione. Il primo trofeo che mi ha spinto a proseguire sono stati i Giochi della Gioventù, ai tempi si chiamava Trofeo Topolino. Dopo pochi anni ho ottenuto i primi risultati internazionali con la Nazionale Giovanile e quando ho vestito per la prima volta la maglia Azzurra ho capito che, se mi fossi impegnato a fondo, avrei potuto ottenere grandi risultati. In effetti quando ho vinto i Giochi Olimpici di Atene 2004 avevo solo 23 anni…”, scandisce Marco con un pizzico di emozione.

Un percorso quello di Marco che sembra uno straordinario sogno realizzato, ma nel quale ci sono ancora entusiasmanti tappe da aggiungere. Infatti è proprio sulla domanda di quale sia il suo sogno odierno che Marco si sofferma: “Sul versante sportivo vincere l’oro a squadre con l’Italia ai Giochi Olimpici di Londra. Quello individuale l’ho già conquistato e quello a squadre ancora ci manca, visto che finora abbiamo vinto un bronzo e due argenti (l’ultimo ai giochi di Pechino 2008 con Di Buò e Nespoli n.d.r.). Sul lato personale vorrei crearmi una famiglia e, se possibile, continuare a stare nell’ambiente arcieristico, visto che anche la mia fidanzata, Gloria, è un’arciera”.

Ilario Di Buò Mauro Nespoli Marco Galiazzo - argento Pechino 2008

La vita di Marco è costellata di traguardi molti già raggiunti e altri ancora da raggiungere. L’oro a squadre alle Olimpiadi che appare una priorità, ma senza distogliere l’attenzione anche dal Mondiale Targa (all’aperto) sia a livello individuale sia a squadre. Risultati prossimi a breve, senza mai accontentarsi come Marco stesso mi dice: “Lo scorso anno a Torino abbiamo vinto il bronzo, ma per uno sportivo è importante raggiungere sempre il risultato migliore, senza accontentarsi”.

Un Marco al quale comunque non manca uno sano spirito di competizione, forse anche per questo se non avesse fatto l’arciere, sarebbe sulle piste a gareggiare per un primo posto, vista la sua passione anche per i motori. Ma soprattutto un Marco che prima di addormentarsi dopo un’importante gara, si congratula con se stesso per avere dato il massimo e si proietta immediatamente verso il prossimo impegno.

Marco Galiazzo oro Coppa del Mondo Copenaghen 2009

Il tiro con l’arco una disciplina che Marco inesorabilmente ama. Uno sport che consiglia a tutti i ragazzi di avvicinarsi – “Invito tutti i giovani a trovare attraverso il sito della Federazione la società più vicina a casa, contattarla ed andare a fare qualche lezione. Sono sicuro che la passione per l’arco crescerà dopo aver scoccato le prime frecce”. Uno sport che meriterebbe più visibilità come Marco stesso mi dice: “Le sfide che valgono il podio alle Olimpiadi o ai Mondiali sono appassionanti da vedere in tv, come dimostrano gli ottimi ascolti che sono stati registrati durante la finale di Atene 2004. Forse servirebbe qualche testimonial famoso per far avvicinare la gente a questo sport. La Federazione si sta impegnando per incrementare il numero di praticanti che, se fosse maggiore degli attuali 20.000, ci permetterebbe di avere delle sponsorizzazioni e degli spazi maggiori sui media. Noi azzurri ci impegniamo, perché sono soprattutto i nostri risultati a veicolare il nostro sport verso chi non lo conosce, ma a volte le medaglie internazionali che vinciamo non vengono valorizzate dai mezzi di comunicazione, mentre per altre discipline si fa molto di più. Forse ha un peso anche la scarsa conoscenza che hanno del nostro sport i direttori delle testate e i giornalisti stessi”.

Intanto Marco si prepara a lanciare la sua prossima freccia. E mentre il suo sguardo si fissa sul bersaglio, non ci rimane che assaporare questo gesto tecnico proprio a partire dalle prossime Olimpiadi di Londra.

In bocca al lupo Marco.

- Per la realizzazione di questo articolo un ringraziamento va a Guido Lo Giudice, Ufficio Stampa FITARCO, per la disponibilità e collaborazione dimostrata. –

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