Gli altrisuoni di Alessio

Certo che per me è come tornare a casa.
Via Massena 2 non è solo un indirizzo. E’ la parola magica che mi apre al mio mondo, quello della radio o per meglio dire “la Radio”, visto che da quando è diventata un network nazionale (e ne sono passati di anni), Radio Deejay è la perfetta frequenza della mia esistenza.
Poi questa sera ho un motivo in più per essere così euforico. Incontrerò chi a Radio Deejay ormai da anni attraverso la sua trasmissione B Side trasmette e permette di scoprire un’altra musica, degli “altrisuoni” quelli di Alessio Bertallot.

Broken beat, nu jazz, break beat, new soul, forse è anche limitativo etichettare la musica presentata da Alessio, perché al di là del genere, si tratta comunque di buona musica, di good vibrations.

Tra poco più di un’ora, alle 21.30 inizierà la diretta di B Side, come ogni sera, dal martedì al giovedì. Nel frattempo finché la luce rossa dell’ON AIR è ancora spenta, ci sediamo all’interno dello studio e iniziamo la nostra chiacchierata.

“Avrei un sacco di cose da chiederti, ma non voglio abusare della tua disponibilità e nemmeno sottoporti ad un interrogatorio, per questo vengo subito al dunque. Com’è nata l’idea di un programma come B Side?”

“Da una chiacchiera con Linus, molti anni fa:

< avrei in mente di affidarti un programma serale, dove metti bella musica, cose un po’ raffinate.. >

< bello! Ma la musica la scelgo io ? >

< la scegli tu >

< ma sei sicuro? >

“Nel tuo programma non solo fai ascoltare dell’ottima musica, ma spesso ospiti direttamente gli artisti nel tuo studio. Qualche giorno fa, qui al mio posto erano seduti i Kings of Convenience. Ma la lista di chi è passato dal tuo microfono è molto lunga. Cosa significa per te avere la possibilità di dialogare direttamente con questi artisti?”

“In alcuni casi è un privilegio conoscere artisti che normalmente non avvicinerei. In altri, ( pochi ) è stata una delusione, non corrispondendo l’umanità alla cifra artistica, per così dire. In ogni caso le emozioni più grandi sono state vedendoli suonare: il musicista all’opera, quando è bravo è un prodigio.”

“Mi puoi dire tra tutti questi incontri, se ce n’è uno al quale sei maggiormente affezionato? Chi ti ha fatto musicalmente emozionare?”

Stefano Bollani, con la sua capacità di improvvisare col piano jazz sulla techno e la drum’n’bass. E per la sua simpatia: è stato più tempo in radio a fare battute fuori onda che a realizzare intervista e performance. Fink, grande bluesman degli anni zero. Ivano Fossati, un vero signore con una visione culturale e poetica.”

“E invece qual è l’artista che non hai avuto ancora modo d’incontrare e ti piacerebbe avere ospite a B Side?”

“Ce ne sono molti: Paolo Conte, per esempio. Ma non mi piace molto fare interviste. Sono più interessato ad offrire la possibilità di divulgare il valore della musica suonata, oltre che quella registrata. Ecco perché mi sono inventato : deejay.it/Bside , dove puoi vedere le perfomances degli artisti contemporaneamente a quello che accade in radio: non dopo, on demand, perché non vengono registrate. Torniamo al live.”

“Veniamo ad un tema al quale sono molto sensibile: lanciare nuovi bravi artisti. Credo che tu condivida con me l’idea che c’è molto fermento musicale, anche in Italia. Però sistematicamente si ripresenta il solito problema, quello di emergere, di farsi conoscere, di far sentire la propria musica che non sempre collima con le logiche commerciali di quel che rimane dell’industria discografica. Tralasciando i talent show televisivi, come può un giovane creare un proprio solido percorso artistico e farlo conoscere al pubblico?”

“Innanzitutto occorre avere idee nuove. Se sei la copia di qualcuno, sei sempre secondo, se ti va bene. Poi essere consapevoli che avere idee nuove spesso non è considerato un valore dai tuoi possibili interlocutori, anzi: pochi amano rischiare sulle idee nuove, anche se si tratta solo di passare un disco alla radio. Poi avere fiducia e serietà, perché se non hai uno spessore, non vai lontano. Se i più “emergenti” fossero all’altezza di queste premesse, forse metterebbero un sistema stagnante e pavido nelle condizioni di aprirsi maggiormente. Vedo troppo cloni di modelli che hanno funzionato altrove e troppa poca consapevolezza che, senza rischiare sul nuovo, si chiude bottega.”

“Quindi in tutto questo secondo te la tecnologia può aiutare un giovane artista a farsi conoscere. Però non c’è il rischio, come peraltro succede per l’informazione, di essere in un’era dove abbiamo tanto a disposizione, parlo ad esempio dei nostri computer pieni di files .mp3, ma di non essere in grado di ascoltare veramente, di non saper distinguere tra ciò che è buono e ciò che lo è meno?”

“L’accumulo, senza discrimine, ci rende obesi, non ricchi. Occorre collegare le informazioni, i files, contestualizzarli, controllare la veridicità di quello che “dowloadiamo”, perché l’altra faccia dell’accessibilità della rete è il caos. Bisogna passare dall’informazionismo alla cultura. Occorre anche recuperare un rapporto emotivo con la musica che immagazziniamo: avere solo le cose che riteniamo importanti. Abbandonare il resto. Fare delle scelte costringe a porsi il problema di “cosa è meglio”, a prendere delle posizioni e abbandonare i qualunquismi.”

“Ora invece parliamo di fantamusica, ti lancio una provocazione! La RAI ti chiama come nuovo direttore artistico per la prossima edizione del Festival di Sanremo. Cos’è la prima cosa che faresti?”

“Lo farei in radio, anziché in televisione: costringerebbe la gente a “sentire” la musica e non a guardare come sono vestiti i cantanti. I produttori non dovrebbero lottare per avere un primo piano più lungo sulla faccia bella dell’artista. Anche i giornalisti sarebbero costretti a parlare di musica e non di gossip e non sarebbero così determinanti i volti nuovi emersi da altri programmi televisivi. Sicuramente non funzionerebbe.”

“Prima di concludere e mi riaggancio a Sanremo visto che è un palco che diversi anni fa avete solcato, facciamo due parole sugli Aeroplanitaliani. L’esperimento che avete fatto nel 2007 con Perdermi in te, a mio avviso rappresenta un perfetto esempio di come si possa fare una reinterpretazione originale di un brano altrui. Cosa mi dici a riguardo e avete altri progetti nel prossimo futuro come band?”

“Rappresenta anche un ottimo esempio di come sia difficile superare le lungaggini per ottenere i permessi per dare un testo italiano ad una canzone inglese. Abbiamo aspettato 5 anni per avere l’ok da Damien Rice. E quando l’ha dato a noi, l’avevano già fatto altri in altre lingue.

Per quanto riguarda i nostri progetti futuri…la media è di un disco nuovo ogni 7 anni… neanche i Radiohead si permettono un lusso simile! E non siamo certo un gruppo così importante… è dura vivere di musica in Italia. Devi anche fare altro.”

Ormai mancano pochi minuti alla diretta. Dj Aladyn ha già preso possesso della sua consolle ed è giunto il momento di congedarsi da Alessio Bertallot. Ancora una volta le sue parole mi hanno regalato qualcosa. Mi hanno fatto capire che c’è tanto entusiasmo e passione attorno alla sua musica, alla nostra musica. Ma ora silenzio, è ora di ascoltare. Inizia B Side.

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