Kebab con Fabiato

Mancano dieci minuti alle 20. Il sole è ancora alto in queste prime giornate d’estate. L’appuntamento con Fabio Guzzano (per me Fabiato) è davanti al Kebab in fondo a via XX settembre.
Sono un po’ emozionato. Anche se ormai ci conosciamo da anni e c’è un profondo legame di stima ed amicizia che ci lega, è la prima volta che mi ritrovo nel ruolo di intervistatore io ed intervistato lui.

Proprio con lui oggi darò inizio ad una serie d’incontri. Incontri che mi porteranno a fare un fantastico viaggio tra amici e sicuramente faranno conoscere a voi delle straordinarie persone.

Inizio con Fabiato perché al di là appunto del forte legame che ci unisce, è sicuramente tra le persone più indicate per dare il via ad una simile avventura.
42 anni, direttore creativo di un’importante web agency, fortemente orientato alla scrittura e a tutte le diverse forme di espressione e di comunicazione dell’essere umano. E’ la cosiddetta giusta partenza.

Avrei tante cose da chiedergli, ma alla fine decido di concentrarmi sulle passioni. Un cammino alle radici dell’uomo per capire un po’ meglio con lui qual è l’humus, l’energia che fa muovere il mondo e tramutare i sogni in realtà.

Eccolo arrivare a piedi. Riconosco la sagoma, nonostante sia in completa controluce.
Alto, longilineo, con una falcata veloce, ma allo stesso tempo rilassata.
Tralasciamo i convenevoli. Una stretta di mano e un grosso saluto sono più che sufficienti.
Decidiamo di mettere sotto i denti qualcosa prima di iniziare la nostra chiacchierata.

Con un saporito kebab tra le mani, riprendiamo la passeggiata nella Verona romanica, da Veronetta fino ad arrivare a Ponte Pietra. Lì prendo coraggio e dopo un profondo respiro gli pongo il mio primo quesito.

Copertina del romanzo "Le prime tre pagine" di Fabio Guzzano

“Fabiato, ma secondo te si può vivere attraverso le proprie passioni oppure nel momento stesso che si cerca di trasformarle in una professione, perdono di per sé la propria essenza?”
“L’unico modo per vivere attraverso le proprie passioni è ascoltarle fino in fondo. La passione è irrazionale, ti prende di petto, fino in fondo. Quando cerchi di farla diventare un lavoro devi avere molto rispetto per lei e per te perché non sarà mai responsabile di un tuo successo o di un tuo insuccesso, il vero responsabile sei tu. In equilibrio su un filo teso basta una distrazione per cadere, basta un niente per distruggere tutto. La passione è quel filo, il bilanciere sei tu. Se è di vera passione che vuoi parlare allora la professione deve essere una conseguenza naturale, mai una forzatura o un mezzuccio, altrimenti si rischia d diventare schiavi bugiardi di uno stile libero.”

“Se non sbaglio tu stai sperimentando strade diverse, contingenti, ma diverse dalla tua professione ufficiale. Con che spirito le stai portando avanti e che aspettative hai?”
Fabiato: “Quando sperimenti non hai quasi mai aspettative tranne il desiderio di condividere. Voglio condividere tutto quello che sento e che diventa oggetto della mia arte. Senza condivisione nulla ha senso. Mi piacerebbe parlare di quello che faccio, ascoltare esperienze e sensazioni così come le provano gli altri che leggono i miei lavori. Queste sono le aspettative.”

“Ma che cosa manca, quali sono i limiti di questa società che non permette a dei “sognatori” di diventare “creatori”?”
“La velocità e il falso palcoscenico che ha creato davanti a noi. Oggi sembra tutto possibile. Possibile parlare e vedere contemporaneamente un amico in Australia, ma possibile anche arrivare in tv solo perché sei bello. E ‘ questa velocità il rischio maggiore. Veloce l’ascesa, istantanea la discesa. Ormai chi consuma con questa velocità rimane al passo, mentre chi consuma ogni cosa “masticando bene” rischia di sparire ingoiato da tutti gli altri. Il sogno ha dei tempi suoi, va coltivato e colto nel momento giusto, quando ci si sente pronti. Senza sacrificio e senza attesa tutto diventa insapore e si tende sempre ad alzare l’asticella fino ad un’altezza impossibile da raggiungere. Anche i sogni più piccoli diventano irrealizzabili se non si godono a pieno. E’ parte del sogno anche il piacere che provoca nel raggiungerlo. In definitiva ‘Quando hai fretta cammina lentamente’ questa è l’India di Easwaran Eknath e forse è anche il modo giusto di pensare alla creatività.”

Sono le 21.30 precise. Dall’adiacente Teatro Romano parte un forte applauso. E’ l’inizio di uno spettacolo oggi in cartellone. Forse no. Magari qualcuno ha colto le parole di Fabiato. Chissà. Intanto si apre il sipario e una nuova rappresentazione sta per cominciare.

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